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Safinamide, nuovo principio attivo per il Parkinson

 Parkinson

Il Morbo di Parkinson attualmente rappresenta la seconda malattia neurodegenerativa a maggiore diffusione nella popolazione mondiale dopo il morbo di Alzheimer.

Il trattamento farmacologico a base di Levodopa + Carbidopa/Benserazide non consente al soggetto di guarire da tale malattia, ma solo di rallentarne la progressione nonché di migliorare la qualità della sua vita, alleviando i disturbi motori. Delle nuove speranze per ottenere un ulteriore miglioramento della qualità della vita dei soggetti affetti da Parkinson sono emerse dall’approvazione da parte dell’FDA di un ulteriore principio attivo per il trattamento di tale patologia, quale la Safinamide (Xadago).

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa di natura multifattoriale, dovuta sia ad una predisposizione genetico-familiare da parte del soggetto sia alla sua esposizione nel corso della vita a determinati inquinanti ambientali. In genere tale patologia fa il suo esordio dopo il 50esimo anno di età, anche se sono stati riscontrati dei casi di soggetti in cui tale patologia si è manifestata precocemente; ovvero prima dei 40 anni di età(5-10% dei soggetti affetti da Parkinson). In quest’ultimo caso si parla di Parkinson giovanile e si ritiene che esso sia dovuto prevalentemente ad una predisposizione genetico-familiare da parte del soggetto.

Il morbo di Parkinson scaturisce dalla degenerazione dei neuroni dopaminergici a livello nigro-striatale, con conseguente riduzione del tono dopaminergico ed insorgenza dei seguenti disturbi motori nel soggetto: difficoltà nella deambulazione, tremore in condizione di riposo, bradicinesia, instabilità e rigidità posturale.

Il trattamento farmacologico previsto per tale malattia mira a ripristinare il ridotto tono dopaminergico. A tale scopo il farmaco di prima scelta è rappresentato dalla Levodopa, un profarmaco della dopamina in grado di attraversare la BEE. In genere la Levodopa viene somministrata in associazione alla Carbidopa/Benserazide, in modo da evitare sia l’incremento della sua dose di somministrazione sia gli effetti collaterali dovuti all’aumento del tono dopaminergico in periferia. Tale trattamento farmacologico a base di Levodopa + Carbidopa/Benserazide però non consente al soggetto di guarire da tale malattia, ma solo di rallentarne la progressione nonché di migliorare la qualità della sua vita, alleviando i disturbi motori.

Nel mese di marzo 2017 l’FDA ha approvato l’impiego di un nuovo principio attivo, la Safinamide, per il trattamento degli individui affetti dal Morbo di Parkinson nello stadio medio-avanzato che, pur essendo in trattamento con Levodopa e/o altri farmaci, presentano delle fluttuazioni motorie. Infatti da uno studio clinico condotto su 645 persone affette da Parkinson già in terapia con la Levodopa, alle quali è stata fatta assumere anche la Safinamide, è emerso che: tali persone, rispetto alle persone alle quali era stato fatto assumere il placebo, riuscivano a controllare per un arco di tempo maggiore le fluttuazioni motorie nonché presentavano delle fluttuazioni motorie accentuate solo per brevi periodi di tempo. Questi risultati sono stati confermati da un altro studio clinico condotto su 549 individui.

Gli studiosi ritengono che tali fluttuazioni motorie siano dovute all’esaurimento dell’effetto della Levodopa. La Safinamide ci consente di controllarle, andando ad inibire in maniera selettiva e reversibile l’attività degli enzimi deposti alla metabolizzazione della dopamina, le Mono-AmminoOssidasi di tipo B(MAO-B), con conseguente aumento dell’emivita della dopamina e quindi prolungamento dei suoi effetti.

Per ulteriori informazioni:
FDA Approves Xadago

Fonte: www.drugs.com

maria pappalardo
specializzanda in farmacia ospedaliera, napoli

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